La COCA nel SOROCHE, il MAL di MONTAGNA ANDINO

Il mal di montagna è costituito da una sindrome ipossica, dovuta a deficit d’ossigeno, con conseguente insufficiente ossigenazione del sangue nel corpo umano, in soggetti che raggiungono alte quote.

Non tutti gli individui esposti all’alta quota manifestano i sintomi clinici corrispondenti; con certezza si sa solo che la maggioranza dei casi sintomatici si presentano durante i primi giorni dell’arrivo in quota: l’unico trattamento sicuro è la discesa a quote inferiori. 

Eziologia e fisiopatologia

La pressione atmosferica diminuisce con l’aumentare della quota, ma la percentuale d’ossigeno rimane costante; ne consegue che la pressione parziale d’ossigeno nell’aria diminuisce a quote elevate; a 5500 metri (18000 piedi) è circa la metà che a livello del mare.

Il 15% circa dei soggetti che salgono a quote di 2700 metri (9000 piedi) ed oltre, nell’arco di meno di una giornata, partendo da quote vicine al livello del mare, presenta sintomatologia d’alta quota.

La sintomatologia può ripetersi nell’esposizione alla quota, in tempi diversi, con manifestazioni imprevedibili e variabili anche nella stessa persona, in situazioni fisiologiche differenti; i soggetti più a rischio sono i bambini al di sotto dei 6 anni e le donne in fase premestruale.

L’ipossia stimola il respiro che, a sua volta, aumenta l’ossigenazione tissutale, ma determina anche alcalosi respiratoria, la quale contribuisce alla sintomatologia, finchè non viene controbilanciata da una perdita di HCO3 nell’urina. L’ipossia compromette la pompa del sodio ossigeno-dipendente, con accumulo di sodio ed acqua all’interno delle cellule e passaggio di potassio all’esterno; si ritiene che il conseguente rigonfiamento delle cellule rappresenti l’elemento fisiopatologico essenziale della malattia delle alte quote. In alcuni soggetti l’ipossia può stimolare l’ipersecrezione di ADH, con ulteriore ritenzione di liquidi.

Si identificano sei fattori responsabili dell’incidenza e della gravità del mal di montagna:

1. Rapidità di salita: più rapidamente si sale, più alto è il rischio.

2. Quota raggiunta, soprattutto dove si dorme: più in alto si dorme, più alto è il rischio.

3. Tempo d’esposizione: più tempo si resta in quota, più alto è il rischio

4. Intensità d’attività fisica: se intensa, senza riposo e/o idratazione orale, aumenta il rischio.

5. Idratazione orale ed alimentazione: una dieta ricca di grassi e proteine e la disidratazione aumentano il rischio.

6. Suscettibilità fisiologica individuale: alcuni soggetti sono più predisposti al mal di montagna e non si sa il perché.

Classificazione

I tre tipi di mal di montagna conosciuti sono:

1. Mal di Montagna Acuto, MMA (Acute Mountain Sickness, AMS)

2. Edema polmonare d’alta quota, EPAQ (High Altitude Pulmonary Edema, HAPE)

3. Edema cerebrale d’alta quota, ECAQ (High Altitude Cerebral Edema, HACE)

Il MMA è la forma più comune, che non comporta pericolo di vita, ma, se non è trattata, può evolvere verso l’EPAQ, meno comune, ma più grave, o verso l’ECAQ, forma rara, ma improvvisa e molto grave.

Prevenzione

La prevenzione del mal di montagna si realizza con un avvicinamento graduale all’alta quota, con tappe d’acclimatazione, specialmente dormendo a quote intermedie; l’organismo umano inizia immediatamente l’adattamento d’emergenza all’alta quota, ma richiede vari giorni per stabilizzare i meccanismi d’adattamento a lungo termine.

La salita in quota deve essere tanto più lenta quanto più vicino al livello del mare si vive; è consigliabile una dieta leggera, in piccole quantità varie volte al giorno, ricca di carboidrati, senza grassi, una buona idratazione con acqua naturale ed infusioni di erbe; l’attività fisica deve essere graduale, per durata ed intensità.

Un’esperienza clinico-terapeutica

Nella regione andina si constata una manifestazione del mal di montagna chiamata soroche che si presenta con frequenza nelle località turistiche di quella regione: Cusco (Perù), Lago Titijaja (frontiera Perù – Bolivia) e La Paz (Bolivia).

I più colpiti sono i turisti che arrivano in quota dopo un corto viaggio in aereo, dal livello del mare, in meno di un’ora; dopo un breve riposo ed un mate de Coca, infusione di foglie della sacra pianta delle Ande, dato il tempo limitato a disposizione per visitare le molte bellezze naturali, archeologiche e tradizionali della zona, i turisti si mettono in cammino, sottovalutando l’impatto dei 3000 e più metri sull’organismo umano, ancora non adattato all’alta quota.

Nell’ambito dei progetti dell’Associazione K’uychiwasi, un’area è stata dedicata al servizio medico volontario d’urgenza, assisendo circa 240 soggetti che hanno richiesto aiuto, vedendosi colpiti dai sintomi del soroche a Cusco, capitale archeologica d’America, a 3250 metri, nel Perù meridionale.

I casi trattati possono costituire un’esperienza clinica interessante, in termini sia terapeutici come preventivi, per i risultati positivi ottenuti con l’uso della Coca andina in forma naturale, generalizzato in tutti i casi di soroche,

Si ritiene che la Coca agisca nel trattamento della sintomatologia del soroche grazie al pacchetto di nutrienti ed alcaloidi che contiene, tra cui le globuline, proteine cardiotoniche con effetto similare – forse più efficace per essere in forma naturale – alla coramina glucosio; la sinergia di tutti i componenti della Coca dà ragione della risposta totale, immediata e positiva, in termini di stabilizzazione cardiorespiratoria, con miglioramento dell’ossigenazione e dei segni vitali, riducendo l’ansia ed inducendo una sensazione di benessere, seppure con certa stanchezza residua.

L’alcaloide cocaina naturale contenuto nelle foglie di Coca – uno dei 14 conosciuti, viene in gran parte eliminato dalla temperatura di almeno 70 gradi centigradi, quando la farinetta verde di Coca, in forma aggregata ad altri ingredienti, viene bollita o messa al forno, nell’elaborazione degli alimenti, quali biscotti, caramelle, cioccolatini, pani ed altri.

Nell’utenza trattata, proveniente da tutti gli angoli del globo, si è apprezzata la globalizzazione della risposta positiva al trattamento con Coca verde naturale, nonostante la varietà culturale, etnica, sociale, di gusti, usi, costumi e reazioni d’adattamento.

Sintomatologia

La sintomatologia, poliedrica nelle sue presentazioni, si è manifestata in gradi diversi di gravità, indipendentemente dalle condizioni di base del soggetto colpito:

– 70% circa dei casi ha presentato un quadro classico d’ipossia, con ipotensione arteriosa, tachicardia, ipotermia, obnubilamento, cefalea, sonnolenza, nausea.

– 15% dei casi ha evidenziato un quadro gastrointestinale con nausea, vomito, diarrea.

– 15% circa del totale dei casi ha presentato i due quadri clinici sopra descritti, in forma associata.

– 90% dell’utenza pediatrica, circa il 10% dell’utenza adulta, ha presentato sintomatologia gastrointestinale

Dato che le caratteristiche geo-climatico-ecologiche della regione andina sono note a chi viaggia, la popolazione turistica è automaticamente selezionata e, pertanto, sono rari i casi di turisti della terza età e/o portatori di patologie cardiorespiratorie croniche che si avventurino alle alte quote andine; in caso di soroche richiederebbero un’immediata evacuazione a quote inferiori, per essere assistiti con terapia medica intensiva.

Trattamento

I casi clinici di soroche considerati hanno risposto alla terapia con prodotti verdi con Coca, secondo il seguente protocollo, gestito, nei limiti del possibile, nella lingua madre del paziente:

-Paziente disteso in posizione favorente il ritorno venoso

-Adeguata protezione contro la sensazione comune di freddo intenso

-Rassicurazione psicologica sulla natura benigna del soroche

-Primo controllo della pressione arteriosa e del polso

-Raccolta dei dati personali ed anamnestici generali

-Somministrazione di una tazza d’infusione di Coca, preparata  con foglie macinate, zucchero di canna, succo di limone ed acqua bollente e/o somministrazione orale di 3 toffees a base di cereali andini e Coca macinata o 3 caramelle a base di limone e Coca macinata.

-Secondo controllo della pressione arteriosa e polso, dopo dieci minuti dalla fine dell’assunzione del prodotto con Coca.

-Paziente in posizione seduta per una decina di minuti

-Terzo ed ultimo controllo della pressione arteriosa e del polso

-Indicazioni di mantenimento: riposo, idratazione orale, dieta leggera e prodotti con Coca

-Congedo del paziente

Conclusione

La totalità dei casi trattati ha risposto con beneficio all’assunzione di prodotti verdi con Coca.

In 8 casi con anamnesi cardiologica positiva è stata somministrata ossigenoterapia.

Secondo la preferenza e le condizioni del paziente, si sono scelti prodotti con Coca in forma liquida o solida.

Ai bambini sono stati somministrati preferenzialmente prodotti solidi.

4 Comments

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  • Buenas noches, Ahora existen las capsulas de coca, muña, guaraná y jengibre , son efectivas para prevenir y aliviar los sintomas del mal de altura. Se llaman Altivital.

  • Vorrei sapere se posso fare un viaggio ad alte quote andine. Ho 50 anni e soffro di ipertensione (la minima in particolare9 trattata con ace inibitore da 5 mg o 10 mg secondo il periodo. Non sempre la terapia funziona in quanto la mia ipertensione sembrerebbe di origine emotiva

    • Grazie, Paola, dell’intervento sul blog. In linea generale ai soggetti affetti da ipertensione arteriosa si sconsiglia di andare in alta montagna e soprattutto di soggiornarvi.
      Nel suo caso specifico, dato che la terapia pare non essere pienamente efficace e sussiste il sospetto di un concomitante innesco non organico, potrebbe valer la pena un approfondimento delle cause della sua ipertensione, onde addivenire ad una terapia risolutiva, magari non esclusivamente farmacologica. Vale, comunque sempre il principio di farsi seguire da un medico di fiducia, mettendo in pratica i consigli e le cure raccomandate. Cordiali saluti. Emma.

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